TERRE DI LANGA – FIRST PART – THE TERROIR

In Articles, Eventi Passati by Alessandro Pepe

 

Martedì 3 Novembre alla Rimessa Roscioli, in una sala gremita di esperti e appassionati, è stata condotto da Alessandro Pepe e Dario Cappelloni una degustazione corale dedicata al Nebbiolo, che ha visto entrare in gioco pareri diversi e modalità divertenti di assaggio, con la presenza di nomi importanti del panorama del giornalismo enogastronomico italiano, quale l’amico Paolo Zaccaria, uno dei curatori delle Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso. “Terra di Langa. I Terreni” è stato un viaggio alla scoperta dei villaggi e dei Cru di Langa. In cui abbiamo confrontato la fisiologia dei terreni. Nelle prossime degustazioni sul grande vino piemontese ci concentreremo su altri temi. Per “Terra di Langa. Vent’anni dopo” parleremo non solo dei Barolo Boys e dei tradizionalisti, ma si disquisirà anche della sorpresa del tempo, del “senno di poi”, di come il Nebbiolo muore e risorge e sorprende. Per “I Mitici anni ’80 in Langa” assaggeremo i migliori vini d’Italia a confronto, come Gaja e Giacosa, Giacomo Conterno e altri produttori e cru Storici nelle annate mito di Langa. Ora però è il momento di parlare della degustazione di martedì 3 novembre e dei punti importanti che sono emersi.

IL BAROLO Una delle denominazioni a cui pensiamo quando parliamo di Piemonte è il Barolo. Viene prodotto con Nebbiolo, il vitigno principe della zona per qualità, caratterizzato da pochi antociani e tanti tannini, che portano a un vino duro in gioventù, adatto all’invecchiamento e dalla buona acidità. Undici sono i comuni in cui viene prodotto Barolo: Barolo, Castiglione Falletto, Grinzane Cavour, La Morra, Monforte d’Alba, Novello, Serralunga d’Alba, Cherasco, Diana d’Alba, Roddi e Verduno. E tre sono le aree principali della zona:

  • Monforte e Serralunga: dove assaggiamo il Barolo classico, nella zona bassa. Con vini ricchi profondi e da invecchiamento. Tanninici, strutturati e duri.
  • Barolo: al centro. Con vini di buona struttura ma dai tannini eccessivi
  • La Morra: a Nord. Da vita a vini più fini ed eleganti, morbidi e immediati, che difficilmente superano i 30 anni.

I COMUNI DELLA DEGUSTAZIONE Due i vini de La Morra, due di Barolo, tre di Castilione Falletto, due di Monforte D’Alba, uno di Verduno e cinque di Serralunga d’Alba. Vi chiederete il motivo di questo dislivello. La risposta a questa differenza fra i numeri di bottiglie degustate per comune è semplice. “Per questioni di preferenze”, ha specificato lo stesso Alessandro. Serralunga è una zona caratterizzata da vini strutturati, con unicità e differenze, dove riconosciamo sia l’unicità della zona che la diversità fra i produttori. TERRENO Due sono i territori principali del Nebbiolo, con due aree geologiche differenti. Il Tortoniano, dalla marna azzurrina poco compatta e abbastanza friabile, che da vita a vini di meno struttura, fini e eleganti. Qua troviamo La Morra, Barolo e Verduno. A est incontriamo l’Elveziano, dalla marna grigia bruna più compatta, e vini vigorosi e di struttura. Parliamo di Serralunga d’Alba, Castiglione Falletto e Monforte d’Alba. Nella zona bassa le venature bluaste particolari sono stratificate, e danno vita a un terreno simile anche nel Barbaresco. Generalmente a La Morra i Baroli sono più semplici e facili. Castiglione è lo spartiacque fra due terreni che si incontrano, e qui si trovano vini più facili, che uniscono mineralità e frutto. A Serralunga d’Alba i vini sono più strutturati e a Monforte troviamo i vini da tartufo, meno balsamici.

BAROLO E BORGOGNA Il Barolo viene spesso accomunato alla Borgogna. Ci sono informazioni confuse in merito, ma due sono le famiglie che hanno giocato un ruolo importante nella storia di questo grande vino del Nord Italia, i casati Falletti e Cavour. Senza la Marchesa Falletti non parleremo oggi di Barolo ma anche senza Cavour questo sarebbe stato difficile. Nei primi 20 anni dell’Ottocento a gettare le basi del moderno Nebbiolo ci pensò Louis Claude Oudart, un négociant scaltro e un vinificatore intelligente dello Champagne che, trasferitosi dalla Valle della Marna a Genova, fondò insieme al cugino Jacques Philippe Bruché l’azienda per la produzione di vini chiamata Maison Oudart et Bruché. Nel 1871 la Chiesa venne espropriata dalla zona e perse quasi tutti i terreni, che vennero acquistati da molte famiglie ebraiche, portando a una sparcellizzazione dell’area. Fare distinzioni nelle Langhe è quindi molto più complesso che in Borgogna. Il suolo qui è più differenziato e nel giro di un ettero si possono incontrare anche quattro diversi territori. Il Barolo è stata inoltre la prima zona in Italia ad avere il concetto di CRU e di selezione per territorio. Mentre la legislazione vinicola francese è da sempre incentrata su due concetti, Cru e territori, nella Penisola questa identificazione veniva fatta in base alla qualità di tutte le uve aziendali, senza legarle a un vigneto specifico.

TERRA DI LANGA Punta di diamante dell’enologia nazionale, il Piemonte è una regione caratterizzata dalla tipicità, dalla rilevanza storica e dal successo. Le Langhe negli ultimi 40/50 anni sono state la prima zona italiana caratterizzate per l’attenzione alla qualità e dal grande sviluppo. Negli anni ’70 infatti vinificavano ancora poche aziende e venivano imbottigliate e commercializzate le uve di migliaia di produttori. Oggi invece contiamo un centinaio di piccoli produttori che vinificano e imbottigliano le proprie etichette, sviluppando un discorso sul vino legata alla qualità. Ricordiamoci che il Piemonte non è una zona che punta sulla quantità, che arriva a fornire il 7% della produzione italiana. Per quanto riguarda il mercato italiano, alla fine degli anni 1980 a Roma non veniva bevuto Barolo, ma si preferiva il Dolcetto. Poi sono cominciati a arrivare i Barolo La Morra, perché gli altri erano ancora troppo aggressivi e piano piano il discorso si è ampliato.

LANGA IN Abbiamo assaggiato Barolo Brunate 2005, Oberto. Un vino che fa 100% legno nuovo, didattico, caratterizzato da note di violetta e liquirizia. L’importanza di questo produttore sta nel fatto che sia stato uno dei protagonisti della rivoluzione Langa In. Fondato da due personaggi che hanno trascinato il fenomeno, Domenica Clerico e Giorgio Rivetti, Langa In, è stato un punto fondamentale e clamoroso, legato ai famosi Barolo Boys. Cosa è successo? I produttori hanno iniziato a buttare le botti vecchie, marce e ammuffite, e a utilizzare legni nuovi, soprattutto barrique. Una vera e propria Rivoluzione Copernicana, che ha portato ad anche a abbandonare le macerazioni lunghissime a vantaggio di quelle più brevi. Il fenomeno di utilizzare piccoli legni per il Barolo si è poi ridimensionato. Per esempio lo stesso Oberto fino alla fine degli anni ’90 ha goduto di un bel successo, ma è stato caratterizzato anche da alcuni passaggio a vuoto, alternati a momenti più accettabili. Dopo l’ubriacatura iniziale i produttori hanno iniziato a conoscere meglio i legni, e a centrare il problema, che in alcuni casi era esclusivamente di conoscenza del mezzo. Elio Altare e Domenico Clerico infatti sono stati fra i primi ad andare in Borgogna, e a iniziare a utilizzare al meglio le barrique. Ci sono state però alcune annate in cui sono stati fatti grossi danni, per mancanza di esperienza. Una maison che ha coniugato tradizione e innovazione in modo ottimale è stata probabilmente l’Azienda Massolino, un’azienda tradizionalista, che inizialmente lavorava solo botti grandi ma che per motivi di mercato si è avvicinata ai legni piccoli. L’unico loro Barolo che veniva fatto in barrique era Barola Parafada, ma anche per questa etichetta, da 4 anni sono tornati alle botti grandi.

PREVISIONI SUL BAROLO È difficilissimo fare previsioni sul Nebbiolo in generale, e quindi, nel caso specifico, il Barolo mette difficoltà nei pronostici. Anche nelle Langhe, la zona più famosa e importante della produzione vinicola italiana l’alta qualità diffusa è un fenomeno recente. 50 anni fa i produttori molto validi non arrivavano alla decina. È quindi ancora difficile stabilire come è e come sarà in futuro un’annata. Alcuni esempi? Confronto fra 1996 e 1997 La 1997 era stata considerata un’annata eccezionale, rispetto a una 1996 medio grande. Tutt’oggi però vengono bevuti più 1996 che 1997, nonostante fosse stato detto che la 1997 sarebbe stata una grandissima annata. Confronto fra 1998 e 1999 Ci fu una diatriba di lunga durata fra appassionati e presunti esperti sulle annate 1998 e 1999. Mentre in teoria la 1999 doveva essere la migliore, i così detti tradizionalisti hanno azzeccato la 1998. A testimoniare questo, l’annata 1998 di Bartolo Mascarello, considerata una delle migliori mai fatte, nello stesso anno in cui i “modernisiti” avevano tirato fuori vini mediocri. È quindi ancora oggi complicato fare una classificazione precisa sulle annate. Confronto fra 2005 e 2006 Il 2006 quando è uscito ha goduto di un parere positivo da parte della stampa, vista l’annata calda di potenza. Del 2005 si è parlato poco, essendo stata considerata un’annata fredda e sottile. A distanza di qualche anno però abbiamo trovato un 2005 che sta uscendo bene e soprattutto si sta lasciando immaginare come un Barolo adatto all’invecchiamento, mentre il 2006, dopo il grande entusiasmo iniziale, è diventato un punto interrogativo, un “vediamo cosa succede”.

I VINI DEGUSTATI La Morra Barolo Brunate 2005, Oberto Barolo Rocche dell’Annunziata 2005, Mauro Veglio Barolo Barolo Via Nuova 2005, Azienda Pira di Chiara Boschis Barolo Cannubi 2005, Brezza Castiglione Falletto Barolo Ciabot Tanasio 2011, Fratelli Sobrero Barolo Bricco Boschis Vigna San Giuseppe 2004, Cavallotto Barolo Rocche di Castiglione 2006, Vietti Monforte D’alba Barolo Vigna Chiniera 2006, Elio Grasso Barolo Gramolere 2005, Fratelli Alessandria Verduno Barolo Monvigliero 2005, Fratelli Alessandria Serralunga d’Alba Barolo Margheria 2005, Massolino Barolo Ornato 2010, Palladino Baro Ca’ Mia 2005, Brovia Barolo Vigna Rionda 2005, Luigi Pira Barolo Vigna Rionda Riserva 2005, Massolino Clicca qui per vedere tutte le foto della degustazione

 

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