По́шлость (POSHLOST)
Diverse sono le parole russe considerate intraducibili.
Un lemma di cui si è discusso molto, specialmente a cavallo tra otto e novecento, è по́шлость [tradotto foneticamente con poshlost / poshlust (Vladimir Nabokov suggerisce, nella pronuncia, di far scivolare l’ultima T)].
Per poshlost si intende una particolare accezione di volgare non nel senso di appartenente al vulgus, ma del volgare dispregiativo tout-court.
In realtà la parola dovrebbe sintetizzare in un’unica espressione volgare, banale, triviale e promiscuo.
POSHLOST E’ LETTERALMENTE UN’ORGIA DI SIGNIFICATI
E’ meta-volgarità, decadenza e assenza di spiritualità.
La battaglia contro il Poshlost è l’unica guerra dove Zaristi e Sovietici hanno combattuto da alleati e dove chiaramente entrambi hanno perso.
Ci si potrebbe dilungare in infiniti esempi moderni di poshlost senza rischiare di risultare pedanti o moralisti.
Di esempio però ne voglio prendere uno fra tutti
LA LETTURA ENOLOGICA
Sia che si parli di guida dei vini, blog, suggerimenti o trafiletti ed elzeviri a piè giornale.
Considero la letteratura vinicola Poshlost per l’usurpazione che fa del concetto di sensibilità.
Con la banale scusa che i sensi sono sensi si cerca di elevare, o meglio di occupare lo spazio della sensibilità riflessiva, della percezione, dello spirito, del senso dell’arte con l’esperienza organolettica suggerendo improbabili epifanie che non hanno più il compito di accompagnare silenziosamente un brano musicale, la vista di un quadro, la percezione di un paesaggio ma diventano o vorrebbero diventare opera d’arte tout-court.
Così in un vino si fa ‘bello’, intenso, strutturato, equilibrato, sensibile, armonioso, in crescendo , verticale, morbido, sinuoso, docile, arcaico, moderno ed evocativo.
Eccola l’orgia poshlost dei sensi, tutte le arti in una nel tentativo di rendere tragicamente gastrico-enterica l’unica possibilità che il volgarissimo Homo sapiens ha di distogliere l’attenzione dalla cruda mangiatoia della cultura di massa in cui è costretto a crogiolarsi ogni giorno.
Qui di seguito dei chiari esempi di poshlost enologica.
ESEGESI LINGUISTICA E SEMANTICA DELLE GUIDE DEL VINO
VERONELLI
‘Ël pòver a l’é come l’aso: a pòrta ‘l vin e a béiv l’eva’ Il povero è come l’asino, porta il vino e beve l’acqua’. Così si presenta il più coriaceo dei fratelli Adriani. Schietto e virile come il suo vino, mi accompagna tra le vigne di Monforte. Ogni dieci passi si china e prende una zolla, l’annusa e quasi l’assaggia, la sua terra, patria di un popolo duro e lavoratore, sempre chino ma mai domo. I monti d’Alba ci guardano e tra i boschi lontani veglia su di noi l’anima dei padri partigiani che hanno versato il sangue dello stesso color del vino per difendere questi vigneti.
GAMBERO ROSSO
Già dalla strada per arrivare da Antonino si sente l’aroma dei ravioli Cjarson, fiore all’occhiello della schietta cucina casalinga di Nonna Ginelda. Entriamo direttamente in cucina, il vero fulcro della cantina Due Case. Un profumatissimo prosciutto sloveno ci sta chiamando e noi approfittiamo della celebre ospitalità friulana e preso un coltello senza formalità onoriamo i nostri ospiti. Antonino è silenzioso in un angolo ma sappiamo che sotto sotto è molto compiaciuto. In tavola poi iniziano i giochi:
lasagne al papavero, gnocchi di prugne e pistum, germano reale dei Magredi al forno e per onorare le discendenze slovene cevapcici e gulash e poi ancora cotechino muset, arrosto di manzo e dulcis in fundo pan dolce gubana e castagnole di Sacille. E le grappe? Antonino si scusa ma quest’anno ne ha prodotta poca ed è tutta finita. Peccato, spiace che un’azienda così ospitale non abbia quest’anno raggiunto le finali dei 3 bicchieri.
DUEMILAVINI
La pupilla è incantata dagli smaglianti riflessi topazio con note di un biondo giallo paglierino tendente al canarino, mentre ai bordi, sulle sponde del calice, si infrange il nettare mostrando la lucentezza dei riflessi di un tramonto sui crini delle spume dorate dei flutti dell’oceano atlantico in un vortice mesmerico degno di Osiride. I canali odoranti fiutano come segugi fedeli sentori di scorzette di citrus arantium pinforme, cedro del Libano e limone monachello, aprendosi poi in un ventaglio barocco di nuance floreali dove sboccia come una regina l’Iris Nepalensis circondata da una corte compiacente di damigelle: jasminum azicorum, Cytisus Albus e Margherita Perennis. Le papille come illibate vulve accolgono il frutto dorato cedendo ad un’estasi di sapori d’oriente.
E SE SIETE DISORIENTATI E CONFUSI DIAMO LA PAROLA, COME PROMESSO, AI PRODUTTORI DI VINO
POLIFONIA DISTONICA
Alla fine dell’ottocento c’era un proprietario terriero di Montalcino, si chiamava Biondi Santi che ad un certo punto dice ‘Io il puzzo delle capre non lo posso sentire allora pianto il vino’ perché Montalcino è una zona di argilla… insomma essenzialmente non vocata per il vino, così per evitare questa puzza di capra si è messo a fare il Brunello.
Ed è stato talmente bravo ed abile che riuscì a fare il vino e riuscì anche a venderlo a delle cifre particolarmente elevate.
Mi ricordo ad esempio una piccola fattoria, si chiamava Poggio alle Mura, non so se c’è ancora, insomma il proprietario era un vecchio signore che si chiamava Mastro Paolo e io andavo a caccia lì da lui e gli portavo il vino perché il vino lì… non c’era.
Poi Mastro Paolo ha venduto la fattoria ad una multinazionale ed è partito per il Sudamerica, una volta l’ho rivisto mi prende da parte e mi dice: ma lo sai, dice, non ci crederai, alle mura ci stanno piantando il vino, questi sono pazzi’.
Fabio Tiezzi, azienda agricola Pacina
‘alla fine parliamoci chiaro, la vera espressione del sangiovese è nel Brunello’
Giulio Salvioni, Azienda agricola Cerbaiola
‘chi fa potatura verde in vigna e controllo della temperatura in fermentazione dovrebbe morire’
Gianmarco, Azienda Agricola Le Coste
‘Il grande salto qualitativo nel vino italiano è stato fatto con l’introduzione della potatura verde e il controllo della temperatura in fermentazione’
Alessandro Gallo, enologo di Castello d’Albola
‘guarda questa foto, i primi 50cm di terra hanno attività micro batteriologica pari a zero, come fa la vite a vivere?’
Saverio Petrilli, azienda agricola Tenuta di Valgiano
‘Ma basta con sta cazzata dell’attività micro batteriologica, i primi 60 cm di terra sono assolutamente ininfluenti per la vite’
Giacomo Conterno, azienda Aldo Conterno
‘Ti rendi conto dei veleni che ci sono in quei vini?’
Francesco Valentini, Azienda agricola Valentini
‘Il vino ha un unico veleno che nuoce alla salute, in percentuale variabile tra i 12 e i 16 gradi’
Nicola Manferrari, Borgo del Tiglio
‘Cerco di ritornare alla naturalità del Vino’
Alessandro Dettori, Azienda agricola Dettori
‘ L’unico prodotto naturale dell’uva è l’aceto’
Giornalista francese
‘Parlano di vino naturale, ma dipende da dove lo fai il vino. Qui a valle è una lotta con le muffe e ogni tipo di parassita’
Operaio, Casale del Giglio
‘ma quali parassiti, ci sono più parassiti attorno al vino che sulla vigna’
Stanko Radikon, Friuli
‘E’ inutile girarci attorno, il vino è Morto’
Hubert de Montille
‘stiamo assistendo in questi anni ad un nuovo rinascimento del vino’
Giacomo Conterno, azienda Paolo Conterno
‘Il vino senza tecnologia e il supporto della scienza non si può fare’
Riccardo Cotarella, Enologo
‘Teconologia e scienza stanno uccidendo il vino’
Francesco Valentini
Quando socrate disse ‘so di non sapere’ non era un semplice gioco di parole
Alessandro Pepe, adesso